Quale è oggi nel panorama infettivologico italiano il ruolo di un momento formativo importante come quello congressuale?
Il Congresso Nazionale - ci risponde il dottor Fredy Suter, presidente della 7° edizione di Bergamo - dovrebbe rappresentare il principale momento di aggregazione, di formazione e di discussione delle novità scientifiche per tutti gli infettivologi italiani. Perché ciò si realizzi è essenziale che l'evento sia effettivamente aperto a tutti i ricercatori e soddisfi le necessità di aggiornamento della maggioranza di noi.
 
A partire dai lavori congressuali, dal format stesso del Congresso, la 7° edizione ha avuto un taglio decisamente nuovo e di aggiornamento: quale è stato l'obiettivo del nuovo format? Quale il consenso dei partecipanti?
Il format è stato scelto nel tentativo di richiamare i ricercatori giovani e meno giovani, assicurando ai lavori obiettivamente migliori una presentazione orale nelle sedute plenarie , così come si usa fare nei principali congressi internazionali. Molti studiosi italiani, in grado di presentare lavori e comunicazioni all'estero, devono trovare uno spazio adeguato per discutere le loro ricerche anche nel nostro convegno. In effetti è stato dato molto risalto alle comunicazioni orali, a cui sono state dedicate ben 6 sessioni. La scelta è stata premiata, in quanto sono arrivati 255 contributi, dei quali 20 sono stati scelti per la presentazione orale, 20 per la discussione poster e gli altri come poster. Ma più che la qualità mi è sembrata significativa la qualità dei lavori proposti, al punto che la segreteria scientifica ha potuto selezionare e mettere in risalto solo una parte dei lavori meritevoli. Più in generale, l'interesse dei colleghi è dimostrato dalla iscrizione di 844 colleghi (699 medici e 145 infermieri), con una partecipazione molto attiva e vivace ai lavori. A Bergamo oltre ai principali temi di interesse infettivologico, sono state anche discussi problemi sociali ed etici quali "Il diritto alla salute nel terzo mondo", "le patologie del migrante" e "l'accanimento terapeutico".
 
Che dire, infine, della città che ha ospitato il congresso? E' stata all'altezza di un evento così importante?
Bergamo è una città ricca d'arte e di cultura ed è stata per molti una piacevole sorpresa. Certo il bel tempo ci ha aiutato, ma non poteva andare diversamente per un congresso che si è svolto nel Seminario di Papa Giovanni XXIII. Angelo Roncalli è stato un bergamasco verace e dunque ci ha dato una mano.
 
 
Le novità scientifiche del Congresso SIMIT, il punto con il dottor Franco Maggiolo
Che ruolo hanno avuto nell’impostazione scientifica del 7° Convegno Nazionale i cambiamenti intervenuti nell’infettivologia non solo a livello epidemiologico ma anche diagnostico e terapeutico?
Il Convegno è stata un’occasione importante di studio e di dibattito per seguire le ultime novità della letteratura e fare il punto sulle novità non ancora completamente definite.
 
Quale il peso dato ai temi di rilevanza “sociale”?
A Bergamo ampia parte dei lavori scientifici è stata dedicata ai temi “sociali” connessi alle malattie infettive che, accanto alla psichiatria, da sempre è la specialità medica a maggiore connotazione sociale, anche per il contributo dei ricercatori italiani impegnati nei paesi del Terzo mondo da molti anni.
 
Quali gli argomenti più seguiti?
Ampio interesse ha avuto il dibattito sulle osteomieliti, così come quello della gestione clinica del paziente con epatite e sui nuovi antibiotici, sottolineando così il carattere vincente dell’impostazione del congresso, di forte collaborazione tra infettivologi ed altri specialisti. Anche l’impostazione sempre più aperta alla partecipazione diretta dei congressisti (come nelle sessioni Meet-the-expert) è stata fortemente premiata.