n.7 - Giugno 2009
 
Dal 44° meeting annuale dell’EASL
 
Novità nel trattamento dell’epatite cronica B
Marco Massari, UO Malattie Infettive, Azienda Ospedaliera S. Maria Nuova, Reggio Emilia
Più di 7000 partecipanti provenienti da oltre 15 paesi, circa 2200 abstract accettati, di cui 350 hanno guadagnato spazio nelle presentazioni orali o nelle sessioni poster. Con queste cifre, l’ultimo congresso annuale dell’EASL (European Association for the Study of the Liver) si conferma come un appuntamento imprescindibile per chi si occupa di epatopatie e un'occasione unica per esplorare le novità che riguardano, in particolare, l’epatite cronica B. Sul fronte della ricerca clinica si registra, infatti, l’acquisizione di informazioni - provenienti dagli studi a lungo termine su efficacia e sicurezza delle terapie anti-HBV- destinate a migliorare il trattamento dell’epatite cronica B, a cui ha accesso solo il 3% dei circa 700 mila pazienti stimati in Italia.
 
Entecavir
Tenney e coll (1) hanno presentato i dati dello studio prospettico non randomizzato di rollover ETV-901, per valutare l’insorgenza di resistenza all’entecavir (ETV) in pazienti trattati per 6 anni. I pazienti provengono da 2 studi relativi a soggetti naive per NUC sia HBeAg positivi che HBeAg negativi e da 3 studi di soggetti HBeAg positivi pretrattati con lamivudina.
continua
 
Tenofovir
Al meeting di Copenhagen sono stati illustrati dati relativi a studi ancillari relativi ai due studi di fase 3 presentati all’AASLD del 2008, nei quali era stata valutata l’efficacia di tenofovir (TDF) a 96 settimane in pazienti HBeAg negativi e HBeAg positivi, in cui è stata ottenuta rispettivamente la negativizzazione dell’HBV-DNA nel 91% e nel 78% dei pazienti, in assenza di comparsa di resistenza.
continua
 
Telbivudina
Wursthorn e coll (6) hanno presentato dati di cinetica dell’HBsAg in pazienti HBeAg positivi trattati con telbivudina (LdT), arruolati nello studio GLOBE, che hanno proseguito il trattamento dopo i due anni previsti dal protocollo, ma solo dopo avere ottenuto la negativizzazione dell’HBV-DNA (<300 copie/ml).
continua
 
Adefovir
Hadziyannis e coll (7) hanno mostrato i dati di outcome di pazienti con epatite cronica B antigene-e negativi a 5 anni di distanza dalla sospensione del trattamento con adefovir (ADV), interrotto dopo 4-5 anni di terapia per persistente negativizzazione dell’HBV-DNA.
continua
Sicurezza e tossicità dei NUC
Brown e coll (8) hanno presentato dati ricavati dall’Antiretroviral pregnancy registry (registro internazionale prospettico dei possibili effetti teratogenici dei farmaci antiretrovirali per la terapia dell’HIV e dell’epatite cronica B), che arruola circa 1300 donne gravide/anno negli USA (circa il 20% dei nati vivi da madri HIV positive).
continua
 
Peg-interferone alfa2a
Marcellin e coll (10) hanno presentato i dati a 5 anni dei pazienti HBeAg negativi arruolati in uno studio multicentrico internazionale di confronto tra 48 settimane di PEG-IFN alfa2a vs PEG-IFN alfa2a+LAM vs LAM.
continua
Bibliografia
 
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