Conclusioni
I medici avvertono sempre più la necessità di utilizzare in modo quanto più razionale possibile gli strumenti terapeutici disponibili, non solo per spendere meno, ma soprattutto per spendere meglio con l’intento di aumentare l’efficienza del sistema e ottenere più salute a parità di risorse utilizzate.
I maggiori costi di gestione dell’infezione cronica B sono principalmente determinati dall’insorgenza di complicanze che, ancora oggi, hanno elevata morbilità e mortalità. Da anni, però, abbiamo la possibilità di arrestare la progressione della malattia modificando in maniera rilevante la storia naturale della patologia con l’impiego di trattamenti che sopprimono la replicazione virale, riducono l’incidenza di complicanze e aumentano le probabilità di sopravvivenza a lungo termine. Tuttavia, il potenziale impatto del trattamento non è ancora ottimale, stante la bassa proporzione dei pazienti trattati rispetto al sommerso rappresentato da chi ignora la propria condizione di malattia.
Nei trattati, per ottenere e mantenere nel tempo dei buoni risultati, è però fondamentale l’uso di farmaci potenti e con elevata barriera genetica, ovvero con un basso rischio di comparsa di resistenza.
Le attuali linee guida consigliano l’uso di entecavir, tenofovir o dell’interferone peghilato come terapia di prima linea, tuttavia, le linee guida non comprendono le analisi di costo-efficacia come criteri per la selezione del miglior trattamento di prima linea e lasciano questo compito alle valutazioni farmaco-economiche. Lo studio presentato, in accordo anche con segnalazioni precedenti, (26-28) indica che la terapia con tenofovir, per la sua efficacia terapeutica, costituisce la scelta più costo-efficace per il trattamento dell’epatite cronica B.
Tutti noi possiamo migliorare lo standard di salute dei nostri pazienti seguendo le indicazioni delle società scientifiche e le valutazioni forniteci dalla farmaco-economia che identifica la migliore strategia, non solo in termini di efficacia, ma anche di sostenibilità della spesa. Ottimizzare sempre di più il rapporto costi e benefici, indipendentemente da chi sia il pagatore finale, ci consentirà di utilizzare le migliori risorse potenzialmente al prezzo minore, di incrementare la percentuale di soggetti in trattamento prima che sviluppino cirrosi, ma soprattutto di abbassare i tassi di mortalità HBV-correlati.