Epidemiologia dell’epatite B tra gli immigrati in Italia
 
Infatti, la prevalenza dell’infezione da HBV è intorno all’8% nelle regioni della Cina sud-orientale da cui proviene la maggior parte degli immigrati in Italia. Queste stime sono confermate dai dati riportati da Pezzoli et al. [3] a seguito di uno screening per malattie trasmissibili proposto a tutti i migranti che si sono presentati per ricevere assistenza medica presso il centro di medicina transculturale dell’ASL di Brescia tra il 2005 ed il 2009, che ha riportato un tasso di accettazione del 97,5% ed una fattibilità del 74%.
Sono stati sottoposti a ricerca dell’HBsAg 4.959 migranti, tra cui 292 soggetti di nazionalità cinese. Complessivamente, il 9% è risultato HBsAg positivo, mentre tale percentuale era pari al 16,4% tra gli immigrati cinesi. Il 41% degli immigrati e il 57% dei cinesi presentavano marker di pregressa immunità per HBV; il 46% reattività anti HBc con o senza anti HBs e l’11% reattività anti HBs isolata. Tra i 4.959 soggetti testati, il 50% non presentava alcuna reattività anticorpale anti HBV ed erano, quindi, potenziali soggetti da vaccinare; questa proporzione si riduceva al 27,9% tra gli immigrati di nazionalità cinese.
Nello studio è stata identificata una sola variabile correlata al maggior rischio di presentare una reattività per HBsAg: la regione di provenienza. Questi dati supportano quindi l’idea che la prevalenza della reattività per HBsAg tra gli immigrati rifletta quella del paese di provenienza.
E’ pertanto logico dedurre che, data l’elevata prevalenza dell’infezione da HBV nel paese d’origine, tutti i cinesi non nati in Italia dopo il 1979, debbano essere sottoposti a screening per HBsAg, anti HBc e anti HBs per identificare i soggetti con infezione cronica e i soggetti da vaccinare (negativi per i tre marcatori).
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