n. 3 - Aprile 2014    
 
 
      Da Boston update sulle novità dal CROI 2014
 
Eradicazione e cura
Valentina Svicher,
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
E’ stata evidenziata la ripresa della replicazione di HIV nei due pazienti di Boston che sembravano “guariti” dall’infezione in seguito a trapianto allogenico di midollo: la strada verso la cura funzionale di HIV è ancora particolarmente ardua da percorrere (abs #144LB). I reservoir cellulari di HIV, principali ostacoli alla cura funzionale dell’infezione, sono complessi, variano nei diversi distretti anatomici in cui il virus si annida (abs #137) e si costituiscono già a partire dalla prima settimana dell’infezione (abs #136LB). Il trattamento precoce (nella fase acuta dell’infezione) sembra ad oggi l’unica arma per il loro controllo. In linea con i risultati della coorte VISCONTI, Chéret et al. hanno mostrato come 2 anni di trattamento precoce consentano di ridurre il carico di HIV-DNA integrato nei linfociti T CD4+ memory e naive, proteggendo pertanto queste cellule dall’infezione (abs #398). ► continua
   
HCV e virus epatitici
Annalisa Saracino,
Clinica Malattie Infettive, Università di Bari
Ampio spazio è stato riservato al trattamento dell’epatite cronica C che, come sottolineato già nella conferenza stampa in apertura di congresso, nonostante le difficoltà rappresentate da costi elevati ed esperienza clinica ancora limitata evolve decisamente verso l’impiego di regimi interferon-free, basati su combinazione di antivirali diretti (DAA) ad elevata potenza. In particolare, nel paziente mono-infetto, la combinazione orale di daclatasvir e simeprevir (abs #28LB) senza IFN/RBV, per 12 o 24 settimane, ha dimostrato di consentire il raggiungimento dell’SVR12 nell’85-95% dei pazienti di genotipo 1b naive o null responder (pur con risultati meno lusinghieri per il genotipo 1a); la combinazione di daclatasvir, asunaprevir e inibitore non nucleosidico NS5B (BMS-791325) otteneva una SVR4 del 92%, anche in pazienti cirrotici, in una popolazione a prevalente genotipo 1a. ► continua
B&T Cell Immology
Giulia Marchetti, DISS, Clinica delle Malattie Infettive, Università degli Studi di Milano, Ospedale S. Paolo
Sebbene negli ultimi 30 anni la ricerca scientifica si sia per lo più concentrata sullo studio dell’immunità mediata da linfociti T, recentemente c’è stato un rinnovato interesse per la risposta B-linfocitaria nei pazienti con HIV, in considerazione dell’osservazione che la maggioranza dei pazienti con HIV producono anticorpi neutralizzanti. A tale proposito, S.Moir ha commentato una interessante lettura dal titolo “B-Cell Responses to HIV Infection: Challenges and Opportunities” (abs #65). La presentazione ha avuto inizio con una dettagliata disamina delle alterazioni HIV-relate a carico del comparto B-linfocitario: (i) incremento di cellule con fenotipo attivato/esausto (AM) e di plasmablasti (PB) a breve emivita; (ii) riduzione di cellule “resting memory” (RM). Dopo avere descritto la modalità di studio dei linfociti B HIV-specifici messa a punto nel suo laboratorio, Moir ha mostrato come la risposta B HIV-specifica insorga nelle fasi precoci di infezione per lo più nei confronti di epitopi virali non neutralizzanti. ► continua
   
Malattie Sessualmente Trasmissibili (MST)
Gabriella d’Ettorre, I Divisione Universitaria di Malattie Infettive e Tropicali, Policlinico “Umberto I”, Roma
Nell’ambito delle malattie sessualmente trasmesse è stato dato un importante spazio all’infezione da papillomavirus (HPV). Sono stati presentati i dati relativi ad ACTG 5298, un trial randomizzato di fase III che prevede la somministrazione del vaccino quadrivalente in maschi e femmine con HIV di età superiore a 26 anni. Lo studio è stato condotto su 575 pazienti senza storia di neoplasia anale.
Dai dati ottenuti emerge che un’alta proporzione di soggetti ha anomalie citologiche anali e, tuttavia, meno di un quarto di questi presenta ceppi di HPV inclusi nel vaccino quadrivalente. Tale dato conferma l’azione protettiva che potrebbe dare il vaccino quadrivalente alla popolazione con HIV. Gli autori, inoltre, fanno riferimento anche al vaccino nanovalente che comprende, oltre ai ceppi di HPV inclusi nel vaccino quadrivalente, anche i ceppi 31, 33, 45, 52, 58 e che potrebbe garantire maggiore prevenzione (abs #716). ► continua
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