Neurovirology of HIV

In aggiunta, vanno segnalati come importanti fattori di rischio l’ipertensione arteriosa (per ictus emorragico e ischemico insieme ad altri fattori di rischio cardiovascolare), una bassa conta dei CD4 e una viremia non controllata.

Due studi, rispettivamente presentati da Chow F (#43) e Crane HM (#636), hanno confermato l’elevato numero di eventi in donne con HIV confrontate con donne senza HIV, dopo aver corretto i dati per variabili genere-specifiche (come l’età alla menopausa e l’uso della terapia ormonale).

Dal punto di vista del trattamento quattro studi sono degni di nota. Il primo, condotto da Sacktor N (#146), randomizzato e controllato con placebo in cieco, ha analizzato 45 pazienti con disordini neurocognitivi HIV-correlati (HAND) trattati con paroxetina, fluconazolo o la combinazione dei due (in base a precedenti dati sul loro potenziale effetto benefico a livello cerebrale). I risultati hanno rivelato nei bracci contenenti paroxetina un miglioramento della funzione cognitiva (NPZ-8 +0.15 vs. -0.33, p=0.010) e della funzione esecutiva attraverso un test computerizzato (Cal Cap +0.46 vs. +0.06, p=0.002) rispetto a quelli che non contenevano tale farmaco. Questi risultati suggeriscono un beneficio in pazienti con disturbi neurocognitivi anche indipendentemente dall’effetto antidepressivo.
Dopo la recente pubblicazione di un piccolo studio randomizzato che ha rivelato l’efficacia dell’intensificazione con maraviroc (MVC) in pazienti con HAND, due studi (#147, #423LB) hanno verificato l’effetto dell’utilizzo di MVC sulla funzionalità cognitiva in pazienti naive senza disturbi. Entrambi gli studi hanno confermato il netto miglioramento della neurocognizione all’inizio della HAART (contenente atazanavir/r o darunavir/r) ma nessuna differenza nel braccio contenente MVC rispetto al trattamento standard.
Infine, uno studio francese presentato da Force G (#420) ha arruolato 31 pazienti con HAND e ha riscontrato, dopo 12 mesi di modificazione della terapia con una migliore neuropenetrazione/neuroefficacia (CPE+3), un miglioramento della funzione neurocognitiva e una riduzione dei disturbi percepiti.

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