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Liver Diseases

Lorenzo Onorato, Dipartimento di Salute Mentale e Medicina Pubblica, Sezione di Malattie Infettive, Università della Campania Luigi Vanvitelli, Napoli

Per quanto riguarda la gestione dei fallimenti a regimi IFN-free, sono stati presentati i risultati preliminari dello studio MAGELLAN-3 (Wyles DL. #127), che ha valutato l’efficacia della combinazione glecaprevir/pibrentasvir + sofosbivur + ribavirina per 12-16 settimane nel ritrattamento dei falliti a G/P, riportando un tasso di SVR12 del 96% (22/23 pazienti arruolati) secondo l’analisi intention to treat. Tuttavia, per poter ottenere un impatto significativo sull’epidemiologia dell’HCV è necessario intervenire più precocemente nella sua storia naturale; infatti, il tasso di cronicizzazione di un’infezione acuta, in particolar modo nei pazienti HIV positivi, è estremamente elevato, come mostrato dai dati della coorte PROBE-C (Boesecke C, #129), che ha incluso 465 episodi di ACH in soggetti HIV coinfetti, verificatisi tra il 2007 ed il 2016 in 6 paesi europei, riportando una clearance spontanea dell’HCV-RNA in soli 55 casi (11.9%).

Incoraggianti a riguardo sono i dati del DHHS-2 (Boerekamps A. #128), trial multicentrico che ha valutato l'efficacia dell'associazione grazoprevir/elbasvir per 8 settimane nel trattamento dell'epatite acuta da HCV, genotipo 1 e 4; dei 63 pazienti che avevano completato il follow-up a 12 settimane, 59 risultavano HCV-RNA negativi, altri 3 erano andati incontro a reinfezione ed 1 solo paziente a relapse, con un conseguente tasso di SVR12 del 98%.

Non sono mancate infine le novità sul versante dell'HBV. I dati dello studio iTAP (Jourdain G. #131) hanno mostrato una non superiorità del TDF rispetto al placebo, somministrato durante il terzo trimestre di gravidanza e per 2 mesi nel post-partum, nella riduzione del rischio di trasmissione materno fetale dell'infezione in 328 donne HBsAg+/HbeAg+. Bisogna comunque considerare che i neonati avevano ricevuto sia l’immunoprofilassi attiva che passiva entro una mediana di 1.3 ore dalla nascita, acquisendo l’infezione, nonostante l’elevato rischio, in soli 3/147 casi nel gruppo di controllo, a sottolineare ancora una volta l’importanza cruciale della tempestività nella somministrazione della profilassi.