Tra le malattie virali trasmesse da vettori, quelle trasmesse dalle zanzare del genere Aedes rivestono sicuramente un’importanza maggiore. In particolare, Aedes aegypti, una zanzara tropicale particolarmente diffusa in Africa e America centro-meridionale, è in grado di trasmettere virus appartenenti a diverse famiglie, dai flavivirus causa di febbre gialla, dengue (di cui si conoscono 4 sierotipi diversi) e zika, agli alphavirus, dei quali chikungunya è certamente il più famoso. La dengue, soprattutto, è oggi diffusa in gran parte delle aree tropicali di almeno tre continenti, causando epidemie di notevoli dimensioni anche in località meta del turismo internazionale. Aedes albopictus, ovvero la zanzara tigre di origine asiatica, ormai presente da tempo su tutto il territorio italiano, appare anche in grado di trasmettere il virus chikungunya, ma anche (forse con una competenza leggermente inferiore) il virus della dengue.
A causa dei processi di globalizzazione, che hanno favorito la diffusione di zanzare esotiche anche in aree a clima temperato, e dei cambiamenti climatici in atto, lo sviluppo di focolai epidemici a trasmissione locale anche in Italia e nell’Europa mediterranea non è più una possibilità remota, bensì una realtà con la quale dobbiamo ormai fare i conti.
Cenni storici
Nel biennio 1927-1928, Atene fu sconvolta da una epidemia di dengue di grandi dimensioni, trasmessa da Aedes aegypti, una zanzara tropicale all’epoca diffusa anche nel Mediterraneo orientale. Dopo qualche anno, Aedes aegypti scomparve dalle aree a clima temperato, e per decenni non si osservarono più epidemie di dengue. Intorno al 1990, però, un’atra zanzara esotica, Aedes albopictus, la cosiddetta zanzara tigre asiatica, venne introdotta in Italia dalla Georgia (USA), viaggiando all’interno dei copertoni delle ruote dei tir, laddove spesso sono presenti piccoli residui di acqua. È così che, una volta arrivata da noi, la zanzara tigre iniziò a stabilirsi e a diffondersi in gran parte della Penisola.
Sebbene alcuni virus, quali dengue e chikungunya, siano principalmente trasmessi dalla zanzara tropicale Aedes aegypti, anche Aedes albopictus è un vettore competente, in grado di causare epidemie di varie dimensioni. Nel 2007, ad esempio, la cosiddetta zanzara tigre causò un focolaio epidemico di chikungunya - una malattia acuta caratterizzata da febbre e forti dolori articolari - in Romagna. Esattamente 10 anni dopo, nel 2017, alcune centinaia di casi di chikungunya vennero identificati nel Lazio, con un focolaio secondario sulla costa ionica della Calabria.
Nel frattempo, casi sporadici e piccoli focolai di dengue a trasmissione locale sono ricomparsi nel Mediterraneo, sia nel sud della Francia che sulla costa croata. Nell’estate del 2020, quando tutta l’attenzione era concentrata sulla pandemia da COVID-19, un piccolo focolaio autoctono di dengue venne identificato in Veneto. Come accadde per chikungunya, anche in questi casi fu Aedes albopictus a sostenere la diffusione del virus nella popolazione umana. Ma è soprattutto negli ultimi due anni che la dengue ha iniziato a creare problemi, allorquando nel 2022 si registrarono 65 casi autoctoni nel sud della Francia e, soprattutto, nell’estate del 2023, quando oltre 80 casi sono stati identificati nel nostro Paese, in tre diversi focolai comparsi fra Lombardia e Lazio (Tabella 1).
Il rischio epidemie
Le dimensioni di una epidemia di dengue o chikungunya in Italia o in un atro Paese europeo possono essere condizionate da una serie di fattori. Il principale di questi è certamente rappresentato dai cambiamenti climatici. Riscaldamento globale e aumento dell’umidità, con piogge alluvionali, possono certamente favorire la riproduzione delle zanzare e la loro diffusione ben aldilà delle loro originarie nicchie ecologiche. Ad esempio, Aedes albopictus sta lentamente avanzando verso il nord Europa, e la scorsa estate si è stabilita a Parigi, rendendo necessari interventi di disinfestazione per ridurre il rischio di trasmissione di virus esotici. Allo stesso tempo, per chi vive in Europa meridionale, non è più così raro il riscontro della presenza di zanzare all’interno delle case anche nel periodo invernale.
Quindi, se fino ad ora solo l’introduzione precoce di un virus a inizio estate poteva determinare un’epidemia su vasta scala, con l’allungarsi della stagione calda il rischio che la circolazione virale persista a lungo è sempre maggiore. Infine, la zanzara tropicale Aedes aegypti, che potrebbe avere una maggiore competenza per il virus dengue rispetto ad Aedes albopictus, anche se ciò non è certo, ha fatto il suo ritorno nel Mediterraneo orientale, essendosi stabilita per ora sull’isola di Cipro.
Lo sviluppo di vaccini
La diffusione di vettori competenti per diversi virus tropicali rende necessario attrezzarsi per prepararci ad affrontare il rischio di possibili epidemie ed evitare che patologie tropicali possano diventare endemiche in paesi quali il nostro. A tal fine sono importanti i piani di prevenzione e controllo delle arbovirosi, che prevedono interventi di disinfestazione, per ridurre la numerosità dei vettori a livello ambientale, soprattutto nei dintorni delle abitazioni di persone infette (ad esempio persone che hanno viaggiato verso zone già endemiche o colpite da epidemie e hanno poi sviluppato la malattia), nonché favorire la partecipazione dei cittadini che possono certamente contribuire a contenere la riproduzione delle zanzare attraverso semplici procedure tese ad evitare la formazione di residui di acqua (ad esempio nei sottovasi o in altri contenitori). Un capitolo a parte lo merita soprattutto il recente sviluppo di vaccini contro la dengue.
Storicamente, l’unico vaccino disponibile nei confronti dei Flavivirus era quello – fra l’altro molto efficace, trattandosi di un vaccino a virus attenuato – contro la febbre gialla. Negli ultimi anni, però, la ricerca ha fatto passi in avanti, e sono stati messi a punto sinora due vaccini contro la dengue. Il primo vaccino messo a pun to non era molto efficace contro il sierotipo 2 del virus dengue, causando – quando utilizzato su ampia scala – rari casi di ADE (antibody-dependent enhancement). ADE èuna sindrome che si manifesta in chi contrae l’infezione, causata da un sierotipo diverso, per la seconda volta.
Infatti, mentre l’infezione primaria in genere causa una sindrome febbrile con dolore retro-orbitario e dolori muscolari, la reinfezione può determinare, in alcuni casi, fenomeni di tipo emorragico. Un vaccino non efficace verso tutti i sierotipi di dengue potrebbe quindi predisporre persone naive che si reinfettassero con un sierotipo non coperto dal vaccino stesso, a una malattia più grave.
È per questo che l’uso del primo vaccino messo a punto contro la dengue venne ristretto a coloro che avevano già avuto un primo episodio dimostrato attraverso l’esecuzione di un test risultato positivo.
Ora è stato appena commercializzato anche in Italia un altro vaccino, costruito sul backbone di dengue 2, che appare particolarmente efficace nei confronti di due sierotipi di dengue molto diffusi, quali dengue 1 e 2. Tale vaccino può essere ampiamente utilizzato in paesi tropicali affetti da epidemie di dengue, ma anche in viaggiatori che si rechino in aree a rischio. Inoltre, un suo eventuale uso in modalità di vaccinazione reattiva, in corso di eventuali epidemie, potrebbe essere considerato anche da noi.
Infine, si renderanno presto disponibili i risultati di uno studio di fase 3 su un nuovo vaccino che appare al momento essere molto promettente. Allo stesso tempo, è da poco stato autorizzato dalla FDA statunitense un vaccino nei confronti di chikungunya, che presto potrebbe essere autorizzato anche in Europa.
Conclusioni
La mobilità umana e i cambiamenti ambientali rendono sempre più concreto il rischio di epidemie dovute a virus trasmessi da zanzare Aedes anche in Europa.
È quindi importante conoscere le malattie causate da tali virus, anche al fine di identificarne precocemente casi importati o eventuali focolai autoctoni. Ciò può permettere di attuare tempestivamente interventi finalizzati al controllo dei vettori. Infine, la disponibilità di vaccini sicuri ed efficaci potrebbe essere considerata nella prevenzione dei casi e al controllo di eventuali focolai autoctoni che dovessero svilupparsi sul nostro territorio.
- ECDC.https://www.ecdc.europa.eu/en/publications-data/aedes-albopictus-current-known-distribution-february-2023.
- Rezza G, Nicoletti L, Angelini R, et al. Infection with chikungunya virus in Italy: an outbreak in a temperate region. Lancet 202007; 370: 1840-1846.
- ECDC. Autochthnous transmission of Chikungunya virus disease in Europe, 2007-present. https://www.ecdc.europa.eu/en/infectious-disease-topics/z-disease-list/chikungunya-virus-disease/surveillance-threats-and outbreaks.
- ECDC. Autochthonous vectorial transmission of dengue in EU/EEA, 2010-present. htpps://www.ecdc.europa.eu/en/all-topics-z/dengue surveillance-and-disease-data/autochthonous-transmission-dengue-virus-eueea.
- Rezza G. Climate change and the spread of Aedes mosquitoes in Europe. Pathogens Global Health Vol. 18 Issue 1, 2024.