La 23a edizione dell’European Meeting on HIV & Hepatitis 2025 di Barcellona si è aperta con una sessione sull’implementazione della prevenzione dell’infezione da HIV in Europa.
Infezione da HIV
Nonostante l’efficacia, la buona tollerabilità ed il costo ridotto, l’aderenza alla Profilassi Pre-esposizione (PreP) rimane bassa. I farmaci long acting iniettabili potrebbero migliorare l’aderenza, ma il costo è ancora elevato per un’ampia diffusione.
Fiaschi L. (Abs. #1) ha valutato l’impatto sul reservoir di HIV dello switch da triplice a duplice terapia misurando i livelli di HIV-RNA associato alle cellule, HIV-DNA e provirus intatti. Lo switch non impatta sulla dimensione del reservoir nel breve periodo anche se elevato HIV-DNA sembra predittivo della riduzione del provirus intatto. Teyssou E. (Abs. #2) ha studiato in vitro l’impatto delle mutazioni verso INSTI e lenacapavir (LEN) sull’immunità innata: tutte, tranne K70R riducono il riconoscimento immunitario favorendo l’escape virale. Bai X. (Abs. #3) ha analizzato il microbioma intestinale negli elite controller, diverso tra i soggetti naive viremici e HIV negativi.
Nella seconda giornata, Wensing A. (University Medical Center, Utrecht) ha mostrato come nei paesi ad alto reddito la resistenza sia rara grazie al monitoraggio virologico ed ai farmaci ad alta barriera genetica. Nei paesi a basso reddito, l’introduzione degli INSTI di seconda generazione ha migliorato la situazione, ma la disponibilità dei test genotipici resta limitata. Gupta R. (Università di Cambridge) ha approfondito i meccanismi molecolari di resistenza agli INSTI legati alle mutazioni primarie nel sito attivo dell’enzima e alle mutazioni non canoniche, in geni non direttamente bersaglio del farmaco (Figura 1). Charpentier C. (Abs. #5) ha presentato i dati di uno studio osservazionale retrospettivo su persone multiresistenti trattate con fostemsavir (FTR) o ibalizumab (IBA) in cui il successo virologico è stato mantenuto nel 96% dei soppressi (60% FTR, 36% IBA). Santoro M.M. (Abs. #6) e Margot N. (Abs. #7) hanno analizzato ceppi multiresistenti emersi in soggetti HTE trattati con LEN nei registri PRESTIGIO e CAPELLA. Entrambi gli studi hanno evidenziato l’emergenza di esistenza a LEN (Q67K, K70H/R/N), dovuta anche ad una bassa aderenza alla terapia di ancoraggio.

Nella sessione dedicata al miglioramento clinico dei test di farmacoresistenza, Parczewski M. (Pomeranian University, Szczecin, Polonia) e Ceccherini-Silberstein F. (Università di Roma Tor Vergata) hanno discusso, dal punto di vista del clinico e del virologo, di come migliorare il dialogo tra virologi e medici per ottimizzare l’interpretazione e l’applicazione clinica dei test di resistenza. Zazzi M. (Università di Siena), nella lettura dedicata al compianto collega e amico Andrea De Luca, focalizzata sulle innovazioni biomediche nell’interpretazione dei test di resistenza ai farmaci, ha sottolineato il ruolo delle nuove tecnologie nel supportare decisioni terapeutiche più efficaci e l’importanza di aggiornare i metodi di sequenziamento per includere le regioni genomiche di HIV coinvolte nella resistenza ai nuovi farmaci (Figura 2). Munoz P. (Abs. #16) ha poi descritto le difficoltà nell’interpretazione delle mutazioni APOBEC tramite Next Generation Sequencing (NGS), spesso confuse con mutazioni di resistenza, e i miglioramenti metodologici che possono aiutare. Daeumer M. (Abs. #17) ha proposto l’uso del sequenziamento di HIV-1 tramite long-reads per distinguere le mutazioni APOBEC associate a codoni di stop e cloni difettivi, con ridotto impatto clinico.

Kouyos R. (Università di Zurigo) ha descritto i fattori che guidano lo sviluppo delle varianti HIV, concentrandosi su trasmissione e pressione selettiva.
Infezioni da virus epatitici
La giornata si è conclusa con una sessione sulle strategie di eradicazione dell’HCV. Khaykin P. (MainFachArzt, Francoforte) ha discusso le attuali lacune nei programmi di eradicazione e le possibili strategie per colmarle, mentre Manolakopoulos S. (Università di Atene) ha presentato approcci mirati di micro-eliminazione, con un focus sui consumatori di droghe per via endovenosa. Nel contesto delle infezioni da HDV, D’Anna S. (Abs. #22) ha mostrato come la composizione delle isoforme dell’HBsAg differisca tra mono- e coinfezione HBV/HDV, correlando con la replicazione di HDV. Grossi I. (Abs. #19) ha evidenziato un divario nello screening di HDV in Europa, nonostante la coinfezione sia associata a malattia renale più grave.
Un tentativo di implementazione dello screening per HDV è il Delta Double Reflex (DDR) Spain study (Illescas M., Abs. #20), volto ad armonizzare i protocolli diagnostici e la gestione dell’infezione in Spagna.
Nonostante i recenti progressi nella diagnosi dell’infezione da HDV, le conoscenze sulla variabilità genetica e le sue implicazioni, sulla progressione della malattia e la risposta al trattamento restano limitate. In Spagna, il 3.8% dei soggetti HBsAg positivi è positivo per HDV e, di questi, il 35% risulta HDV-RNA positivo (Palom A. Abs. #25). Il Whole Genome Sequencing (Illescas M., Abs. #24) ha mostrato la prevalenza del genotipo G1 (89%) e del sottogenotipo 1D (86%), mentre il genotipo G5 è stato identificato esclusivamente in soggetti di origine africana. I dati italiani (Piermatteo L., Abs. #23) hanno mostrato una associazione tra i sottogenotipi circolanti (1c e 1e) e la provenienza dei soggetti dall’est Europa e dall’Italia e un pattern mutazionale specifico.
Infezione da SARS-CoV-2
La sessione su SARS-CoV-2 ha incluso i dati del progetto EUCARE (Abecasis A., Abs. #28) evidenziando come il NGS in ambito scolastico possa servire da sistema sentinella per monitorare le varianti virali e controllare l’infezione. Varasi I. (Abs. #29) ha rilevato come la resistenza a remdesivir e nirmatrelvir sia rara in vivo, mentre in vitro varianti più recenti, come KP.3, siano meno inclini allo sviluppo di mutazioni rispetto al ceppo ancestrale B.1.
Il congresso si è concluso con due tematiche rilevanti: Paraskevis D. (Università di Atene) ha illustrato l’utilizzo dei cluster di trasmissione per guidare interventi di sanità pubblica, con priorità ai cluster di almeno 3-5 casi recentemente diagnosticati e distanza genetica di 0.5%. Infine, Garcìa F. (Hospital Universitario San Cecilio, Granada) ha ribadito l’importanza dei test di resistenza, utili nonostante possano sembrare poco cost-effective e non rilevanti nell’attuale strategia di test&treat.




