Il virus dell’influenza aviaria H5N1 ad alta patogenicità (high patogenic avian influenza, HPAI) è uno dei ceppi più aggressivi dell’influenza A nella popolazione aviaria, con una storia epidemiologica complessa e una crescente attenzione da parte della comunità scientifica per il suo potenziale di spillover nei mammiferi (e quindi nell’uomo) con il concreto rischio che possa rappresentare un ceppo potenzialmente pandemico.
Il virus è stato identificato per la prima volta nel 1996 in Cina, ha causato focolai in Asia, Medio Oriente, Africa, Europa e Americhe. Da allora, il ceppo virale originale ha subito un’importante deriva genetica frazionandosi in numerose varianti e sottovarianti che hanno seguito un continuo percorso evolutivo nel mondo aviario. Attualmente, il clade 2.3.4.4b è dominante e si è diffuso persino in Artide e Antartide attraverso le rotte migratorie degli uccelli selvatici.
Tra settembre 2024 e gennaio 2025, sono stati confermati 339 focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) nei volatili domestici e 676 casi negli uccelli selvatici in Europa, di cui 35 focolai in Italia (pollame) e 67 casi negli uccelli selvatici.
Una caratteristica peculiare di H5N1 è il riscontro sempre piu frequente di disseminazione in diverse specie di mammiferi (bovini, felini, ecc.) mentre non sono al momento segnalati importanti eventi epidemici nei suini (tradizionalmente considerati ospiti intermedi nel percorso di adattamento dei ceppi di influenza A alla trasmissione interumana ed alla generazione di eventi pandemici).
Questa peculiare caratteristica di disseminazione in altre specie, inclusi i mammiferi, si basa sul fatto che nel corso del tempo, dal 1996 ad oggi, il genoma di H5N1 ha accumulato numerose mutazioni (drift genetico). Più specificamente, ad oggi sono state identificate oltre 30 mutazioni non silenti nel genoma virale, soprattutto nell’emoagglutinina e nelle polimerasi, che facilitano l’adattamento a nuove specie.
Più in dettaglio, Il virus ha infettato mucche da latte negli USA, con tracce trovate nel latte crudo. In Italia, il latte è pastorizzato, quindi il rischio di contagio alimentare è considerato molto basso.
Sono stati segnalati casi in gatti domestici, cani, volpi, orsi, visoni, e persino in una pecora nel Regno Unito. Alcuni animali infetti hanno mostrato sintomi neurologici gravi, suggerendo un neurotropismo del virus. In USA, 70 gatti domestici sono stati contagiati dal virus H5N1, probabilmente a causa della vicinanza ad allevamenti di mucche infette o consumo di cibi contaminati. Nei gatti l'infezione risulta spesso severa con sintomatologia respiratoria e/o neurologica ed alta mortalità.
Al contrario, nel mondo aviario, H5N1 è ormai diffuso in tutti i continenti ed in tutte le specie. In virtù di questa ampia diffusione nella fauna avicola ed anche nel potenziale infettivo in diverse specie di mammiferi, oggi si parla di panzoozia per differenziare il concetto di malattia infettiva pandemica nel mondo animale da quello di pandemia che resta ristretto all’ambito umano.
H5N1 può, in rari casi, infettare gli esseri umani attraverso il contatto diretto con animali infetti o ambienti contaminati. La trasmissione dell’H5N1 agli esseri umani è rara e generalmente avviene in contesti di contatto stretto con uccelli infetti. Tuttavia, l’infezione umana da H5N1 risulta essere gravata da un’importante mortalità. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dal 2003 al 1 luglio 2025 sono stati segnalati 985 casi umani di infezione, di cui 473 decessi, corrispondenti a un tasso di mortalità elevato del 48%.
I sintomi dell’influenza aviaria nell’uomo possono variare da lievi a gravi, includendo febbre, tosse, cefalea, e talvolta polmonite virale acuta. Tuttavia, nonostante la diffusione del virus, va sottolineato che i casi umani restano rari e non ci sono evidenze di trasmissione interumana. Scendendo piu in dettaglio sui contagi umani, la Cambogia ha segnalato 11 casi umani di H5N1 nei primi sei mesi del 2025, con un’anomala impennata a giugno. Il virus è riemerso nel Paese nel 2023 dopo anni di assenza, e da allora ha causato 27 infezioni e 12 decessi, con un tasso di letalità del 44%. La trasmissione avviene principalmente tramite contatto diretto con volatili infetti, spesso da cortile. Ad oggi, sono stati registrati 67 casi umani di infezione negli Stati Uniti, di cui la maggior parte legati all’esposizione ad animali infetti (sia uccelli che bovini) o prodotti lattiero-caseari non pastorizzati. Ad oggi, non sono stati segnalati casi di infezione umana dovuti all’H5N1 in Italia.
I recenti focolai che hanno colpito allevamenti di bovini (soprattutto negli Stati Uniti), stanno sollevando timori di infezioni secondarie negli esseri umani, soprattutto in virtù del fatto che questa è una situazione mai in precedenza riscontrata. Pertanto, nessuno può al momento escludere un ingresso del virus nella popolazione umana a partire dai bovini come ospite intermedio, sebbene finora siano stati i suini gli ospiti intermedi più efficienti nell’adattamento dei ceppi di influenza aviaria all’uomo.
Sebbene l’OMS, i Centers for Diseases Control (CDC) e l’European Center for Diseases Control (ECDC) valutino che il rischio di trasmissione da persona a persona rimanga basso fino ad ora, la possibilità che il virus si adatti e diventi facilmente trasmissibile tra esseri umani è una seria preoccupazione.
Una menzione particolare merita l’infezione da H5N1 negli animali domestici (gatti e cani). Il virus può essere trasmesso a gatti e cani attraverso alimenti contaminati come carne cruda o uova non pastorizzate. I gatti sono particolarmente vulnerabili e possono sviluppare malattie gravi o morire, mentre i cani mostrano sintomi meno gravi. A livello globale, negli ultimi mesi, è stato segnalato un aumento delle infezioni da H5N1 tra i gatti, con un tasso di mortalità elevato. Questo fatto è legato principalmente alla predazione di uccelli infetti o altri animali. è riportato che gatti infetti abbiano trasmesso il virus ad altri gatti e, teoricamente, questa trasmissione potrebbe avvenire anche con gli esseri umani. È quindi raccomandato di evitare di somministrare ai gatti domestici carne cruda e consentire l’accesso all’esterno senza sorveglianza, per prevenire la predazione di animali potenzialmente infetti. Con l’aumento delle segnalazioni di infezioni da H5N1 tra gli animali domestici, è vitale per i proprietari di animali essere informati e adottare pratiche preventive per proteggere la salute dei loro animali e salvaguardare la salute pubblica.
L’OMS raccomanda un approccio One Health, che integra medicina umana, veterinaria e ambientale. Attualmente, secondo l’OMS, il rischio per la popolazione generale rimane basso, ma è moderato per chi lavora a stretto contatto con animali. Il Ministero della Salute italiano ha implementato rigide misure di controllo e sorveglianza per prevenire la diffusione dell’H5N1. Queste includono:
- monitoraggio nelle aziende avicole e nei selvatici
- misure di bio-sicurezza negli allevamenti
- restrizioni sui movimenti di pollame per evitare contatti con uccelli selvatici.
Inoltre, le autorità sanitarie sottolineano l’importanza di misure preventive per controllare la diffusione dell’H5N1. Queste includono:
- sorveglianza e monitoraggio rigoroso delle infezioni negli animali
- vaccinazione degli uccelli in aree ad alto rischio
- controllo e disinfezione negli allevamenti, specialmente in caso di focolai sanguinosi.
È infine raccomandato che chiunque abbia contatti con animali infetti adotti misure di protezione personale per ridurre il rischio di infezione. Le autorità sanitarie stanno monitorando continuamente la situazione e avvertono di non toccare o manipolare volatili selvatici morti o malati, segnalando immediatamente tali avvistamenti.
Raccomandazioni
Attualmente, le autorità sanitarie raccomandano di evitare il contatto con pollame vivo o morto e di segnalare eventuali casi di uccelli malati. La sorveglianza e la preparazione sono la chiave per prevenire la diffusione del virus e le pandemie future. Esistono alcuni farmaci già utilizzati nell’uomo nei casi di infezione influenzali. I vaccini sono disponibili e possono essere adattati rapidamente in caso di focolai tra gli esseri umani.
Per ulteriori dettagli, si consiglia di consultare i siti ufficiali del Ministero della Salute o organismi internazionali come l’OMS, CDC ed ECDC. Sono disponibili vaccini candidati che potrebbero essere adattati in 4-6 mesi in caso di emergenza.
www.epicentro.iss.it/aviaria; www.salute.gov.it/new/it/scheda-malattia/influenza-aviaria-salutedegli-animali; www.izsvenezie.it/temi/malattie-patogeni/influenza-aviaria/situazione-epidemiologica-hpai; www.cdc.gov/bird-flu/php/surveillance/chart-epi-curve-ah5n1.html; www.who.int/teams/global-influenza-programme/avian-influenza/avian-a-h5n1-virus; www.ecdc.europa.eu/en/zoonotic-influenza/facts/factsheet-h5n1




