Intestino sano, ergo invecchiamento sano nelle PWH.
Healthy aging and the gut microbiome in people with and without HIV. Peters BA, et al. J Infect Dis. 2025 doi: 10.1093/infdis/jiae644.
Le persone con HIV (PWH), al pari delle persone senza HIV (PWOH), possono presentare un invecchiamento precoce dal punto di vista funzionale, ancorché anagrafico. In 2 grandi coorti americane includenti PWH – Multicenter AIDS Cohort Study (MACS) e Women’s Interagency HIV Study (WIHS) – è stato studiato l’effetto del microbioma intestinale sull’invecchiamento, in termini di fragilità e di rischio di mortalità. Alcuni componenti del microbioma sono stati correlati ad un’aumentata fragilità sia in donne che in uomini: Megasphera A 38685, Enterocloster e Ruthenibacterium, mentre Faecalibacterium è stato associato a ridotta fragilità. Streptococcus, Enterocloster e Ruthenibacterium sono stati correlati ad un’elevata mortalità, mentre Prevotella è stato associato a ridotta mortalità. L’associazione tra fragilità/mortalità e invecchiamento del microbioma non ha differito tra PWH e PWOH. Nonostante l’età sia associata a modifiche nel microbioma, alcuni generi di microbioma possono mantenere la condizione di invecchiamento sano.
Il virus dell’epatite E del ratto: causa di epatite acuta nell’uomo?
Rat hepatitis E virus as an aetiological agent of acute hepatitis of unknown origin. Caballero-Gómez J, et al. J Hepatol. 2025 doi: 10.1016/j.jhep.2025.02.027.
Il virus dell’epatite E (HEV) è un’importante patogeno zoonotico che causa epatiti acute alimentari. È noto che i genotipi 3 e 4 infettano maiali, conigli e cervi, le cui carni possono infettare l’uomo. Nel 2018 è stato identificato anche un HEV nel ratto (rHEV) ed uno studio recente, basato su un’accurata caratterizzazione molecolare di rHEV in coorti di roditori ed in 562 pazienti con epatite acuta di origine sconosciuta, ha evidenziato la presenza del virus nell’1.4% dei pazienti, parte dei quali hanno presentato malattia grave che ha richiesto ospedalizzazione. rHEV può entrare nella diagnosi differenziale dei casi di epatite acuta di origine ignota dell’uomo.
Prevenzione delle infezioni nosocomiali in Italia: conoscenza, procedure e formazione.
Knowledge, practices, educational needs and hospital engagement in Infection Prevention and Control (IPC) among Italian healthcare workers and students: results from a national multicentre survey. JAC Antimicrob Resist. 2025. Di Gennaro F, et al. doi: 10.1093/jacamr/dlaf081.
Le procedure di prevenzione e controllo delle infezioni nosocomiali sono fondamentali al giorno d’oggi per contenerne la crescente incidenza, in particolare delle forme sostenute da microrganismi multiantibiotico-resistenti. Un recente studio, in forma di questionario, ha coinvolto oltre 1000 collaboratori sanitari di tre ospedali universitari italiani e ha dimostrato che, se due terzi degli intervistati conosceva la procedura corretta della pratica più semplice ed importante, quale il lavaggio delle mani, vi era comunque una ridotta compliance nell’eseguirla: solo il 43% riferiva di rispettare sempre le norme di igiene delle mani. Di interesse: il personale femminile è risultato significativamente più preparato e disposto a metter in atto le procedure e la presenza nell’ospedale di un team dedicato ha corrisposto ad una maggior conoscenza ed applicazione nelle procedure di prevenzione.
Zoonosi, un boom di crescita di circa 5.000 anni fa.
The spatiotemporal distribution of human pathogens in ancient Eurasia. Sikora M, et al. Nature 2025 doi: 10.1038/s41586-025-09192-8.
Un progetto di ricerca dell’Università di Copenaghen dimostra che la mappatura su larga scala di denti e ossa preistorici fornisce nuove conoscenze sulle attuali malattie infettive, con implicazioni, tra l’altro, sullo sviluppo dei vaccini. Nello studio pubblicato su Nature, i ricercatori hanno dimostrato che almeno 214 tra virus, batteri e parassiti che circolano oggi affliggevano già le popolazioni preistoriche. Analizzando il DNA dei microrganismi, mediante mini-sequenziamento shotgun, nei resti umani di oltre 1300 individui che anno vissuto in Europa e Asia dal Paleolitico fino a 200 anni fa, i ricercatori sono riusciti a stabilire che le zoonosi erano praticamente sconosciute prima di 6500 anni fa, quando hanno iniziato a manifestarsi fino ad avere un vero e proprio boom di crescita circa 5000 anni fa. Il significativo aumento dell’incidenza delle zoonosi ha coinciso con le migrazioni verso l’Europa nord-occidentale delle popolazioni residenti in Asia, che erano state esposte alle infezioni di animali allevati in grandi mandrie, con cui vivevano a stretto contatto.




