Tra le diverse tematiche al centro della discussione durante la recente 24a edizione canadese dell'International AIDS Conference, presentiamo un report focalizzato sugli argomenti più importanti.
Prevenzione
I targets UNAIDS 95-95-95 auspicabili entro il 2030 sono obiettivi difficili da raggiungere.
L’incidenza dell’infezione da HIV rimane elevata in alcune popolazioni, in particolare nelle donne transgender, che hanno più difficoltà di accesso al test e alla PrEP (A. Wirtz, abstract OAC0403). La pandemia da COVID-19 ha limitato l’accesso ai test e alla prevenzione farmacologica.
La PrEP si conferma lo strumento più efficace a disposizione dei clinici nella riduzione dell’infezione da HIV, anche se l’accesso alla prevenzione non è equo (P. Sullivan, abstract OALBX0106), in quanto la maggior parte delle persone che accedono ai servizi di prevenzione in USA è bianca, in costante aumento, a differenza delle popolazioni nera e ispanica, con accesso limitato.
La PrEP long acting con cabotegravir conferma la sua efficacia sia nella popolazione femminile cisgender (studio HPTN084 S. Delany-Moretlwe, abstract OALBX0107), con solo 6 casi di infezione da HIV, che nella popolazione femminile transgender (B. Grinsztejn, abstract EPLBC04), cioè nelle due popolazioni con minore risposta alla PrEP per os.
Terapia antiretrovirale
La terapia con B/F/TAF conferma la sua efficacia a 5 anni nel trattamento di persone con infezione da HIV naive (P. Sax, abstract EPB150); 9/634 arruolati hanno eseguito il test di resistenza, senza riscontro di mutazioni per le classi di farmaci NRTI e INSTI. Lo studio conferma l’elevata barriera genetica della triplice terapia.
La duplice terapia con lamivudina e dolutegravir mantiene la soppressione virologica a 144 settimane in 187 persone arruolate nel trial SIMPL’HIV (AL. Marinosci, abstract OAB0302), confermando l’efficacia e la tollerabilità di precedenti studi clinici.
Il farmaco lenacapavir long acting è una strategia utilizzata per il trattamento delle persone con infezione da HIV resistenti alla terapia antiretrovirale; nello studio CAPELLA 8/72 partecipanti hanno sviluppato resistenza al farmaco, associata ad una monoterapia funzionale in assenza di farmaci attivi in associazione (N. Margot, abstract EPB240). Anche in persone altamente resistenti alla terapia antiretrovirale, l’utilizzo di almeno due farmaci attivi rimane auspicabile anche in presenza di una nuova classe di farmaci.
Tollerabilità
I risultati a 192 settimane dello studio ADVANCE confermano l’aumento di peso corporeo nelle persone trattate con dolutegravir, maggiore nella popolazione femminile e in associazione con TAF/FTC (F. Venter, abstract PELBB01).
In 4 coorti USA l’aumento di peso osservato è maggiore nella popolazione naive che in quella experienced (O. Robineau, abstract EPB118); il gruppo che ha un aumento maggiore di peso è quello che modifica il backbone da TDF/FTC a TAF/FTC, con un incremento di 1.9 kg in 12 mesi di trattamento; tuttavia, anche nelle persone che non modificano la ART si osserva un aumento di peso di 1.4 kg. La possibile interpretazione è il raggiungimento di uno stato di benessere non presente in assenza della terapia antiretrovirale.
La terapia long acting con cabotegravir e rilpivirina ha un effetto neutro sul peso e sul quadro lipidico (P. Patel, abstract EPB183). Sono state presentate una serie di modalità pratiche per diminuire le reazioni nei siti di iniezione, come la velocità lenta di somministrazione del farmaco e la diminuzione della temperatura, portando rilpivirina a temperatura ambiente prima della somministrazione.
Un update dello studio Tsepamo ha mostrato una prevalenza dei difetti del tubo neurale nello 0.11% dei bambini nati da donne che assumevano dolutegravir, senza differenza con altri gruppi di trattamento (R. Zash, abstract PELBB02). Questi dati supportano la decisione delle linee guida WHO di utilizzare DTG in prima linea indipendentemente da sesso ed età.
Coinfezioni
L’ospedalizzazione e la mortalità per le principali infezioni opportunistiche in USA sono diminuite dal 2010 al 2018; il lavoro non ha analizzato gli anni della pandemia da COVID-19 (C. Bielick, abstract PESAC10).
La coinfezione HBV/HIV richiede il trattamento con triplice terapia antiretrovirale. Lo studio ALLIANCE (A. Avihingsanon, abstract OALBX0105) ha confrontato i regimi B/F/TAF e DTG/TDF/FTC: a parità di efficacia immunovirologica per il trattamento dell’infezione da HIV, la combinazione B/F/TAF si è rivelata più efficace nella perdita dell’HBsAg (12.6% vs 5.8%) e dell’HBeAg (25.6% vs 14.4%).
Le persone con infezione da HIV hanno un rischio più elevato di ospedalizzazione da COVID-19 rispetto alle persone senza infezione da HIV (S. Bertagnolio, abstract OAB0404).
Cura dell’infezione da HIV
È stato presentato il caso della quinta persona con infezione da HIV guarita dopo un trapianto di cellule staminali per una leucemia mieloide acuta, da donatore con CCR5-Delta32/Delta32; si tratta di un uomo di 66 anni, con infezione da HIV nota dal 1988, senza segni di infezione e risposta cellulare ed umorale contro HIV a 12 mesi dal trapianto (J. Dickter, abstract 12508). E’ stato anche presentato il caso di una donna di Barcellona trattata durante l’infezione acuta da HIV (stadio Fiebig V) e post treatment controller (N. Climent, abstract 5149).