“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
“Nello studio, che rappresenta il coronamento della tesi di dottorato della dottoressa Jovana Milic, commenta il dottor Giovanni Guaraldi, della Clinica Metabolica HIV di Modena, abbiamo voluto dapprima definire il weight gain in un approccio data driven, utilizzando l’incidenza di insulino-resistenza (I-R), quale outcome clinicamente significativo.
Nei 2,437 pazienti con HIV (1025 INSTI-switch, 1412 non-INSTI), che hanno contribuito a 54,826 valutazioni del peso, misurate in DEXA, si osservava un aumento di peso in entrambi i gruppi. Tuttavia, nei primi due anni dopo lo switch, i pazienti esposti a INSTI hanno avuto un aumento di peso maggiore rispetto ai non-INSTI, per poi tornare a presentare lo stesso trend di crescita ponderale.
Il confronto tra tutti i pazienti e quelli senza IR al momento dello switch agli INSTI ha, infine, dimostrato che a prendere peso erano i pazienti trattati con INSTI che presentavano I-R o diabete. Infatti, nel sottogruppo di 634 PWH senza I-R, il passaggio agli INSTI (rispetto a non-INSTI) è stato associato ad un minor rischio di I-R (hazard ratio = 0,70, intervallo di confidenza al 95%: 0,51, 0,98).
Tuttavia, questo “beneficio metabolico” veniva annullato nel caso in cui il paziente aveva un incremento di peso maggiore o uguale al 5%. L’analisi di mediazione che ha esplorato l’effetto dell’aumento di peso nell’associazione tra INSTI-switch e I-R, ha permesso di osservare che un incremento di peso dell’1% riduceva l’effetto protettivo degli INSTI del 21%. Questo ha permesso di identificare un cut-off del 5% di aumento di peso come clinicamente significativo potenzialmente associato ad outcome metabolici negativi.
Correlazione tra aumentato peso corporeo e insulino-resistenza nei pazienti in switch ad INSTI
Pubblicati su AIDS (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35727163/) i risultati dello studio condotto su 2437 persone con HIV (trattate o meno con INSTI) seguite alla Clinica Metabolica HIV di Modena e su un sottogruppo senza diabete e insulino-resistenza al momento dello switch alla terapia con INSTI