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Da ECCMID 2023 conferme per remdesivir nei pazienti vulnerabili...

Presentati a Copenhagen una serie di risultati positivi per...

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

Da ECCMID 2023 conferme per remdesivir nei pazienti vulnerabili
Presentati a Copenhagen una serie di risultati positivi per l’antivirale, dallo studio clinico REDPINE di fase 3 sulla sicurezza nei pazienti con insufficienza renale moderata-grave, alle evidenze di real world della riduzione dei tassi di mortalità associata a COVID-19 nei pazienti neoplastici e della diminuita riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati con tutte le varianti, Omicron compresa

Fin dall'inizio della pandemia, remdesivir ha svolto un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19. L’update dei dati dimostra ulteriormente l'efficacia e la sicurezza dell’antivirale in diversi ambiti clinici, come emerso dalle sessioni di ECCMID 2023.

Uno studio multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (REDPINE) ha valutato la sicurezza di remdesivir in pazienti con riduzione moderata e grave della funzionalità renale ricoverati per COVID-19, una popolazione che presenta un aumento della mortalità legata a COVID-19. Lo studio ha incluso 243 partecipanti adulti ospedalizzati con COVID-19 confermata e compromissione renale, tra cui 90 partecipanti (37%) con danno renale acuto (AKI), 64 partecipanti (26%) con malattia renale cronica (CKD) e 89 partecipanti (37%) con malattia renale allo stadio terminale (ESKD) che richiedeva l'emodialisi. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere remdesivir (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nello studio e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir.

Inoltre, due studi di pratica clinica hanno esaminato l'efficacia di remdesivir nel ridurre la mortalità associata a COVID-19 nei pazienti con cancro, ed il suo ruolo nel ridurre la riammissione ospedaliera nei pazienti immunocompromessi infettati dalle diverse varianti, pre-Delta, Delta e Omicron. Nella prima analisi 7.482 pazienti neoplastici e ricoverati per COVID-19, sono stati trattati con remdesivir nei primi due giorni di ricovero: i risultati al 28° giorno mostrano che i pazienti trattati con remdesivir avevano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti neoplastici che non hanno ricevuto l’antivirale (HR:0,67, 95% CI:0,59-0,75; p<0,0001). Questo risultato è stato riscontrato in tutte le VOC al giorno 28: pre-Delta, 25% (HR:0,75, 95% CI:0,61-0,92; p=0,006); Delta, 32% (HR:0,68, 95% CI:0,55-0,85; p=0,0005); e Omicron, 40% (HR:0,60. 95% CI:0,50-0,72; p<0,0001).

Nel secondo studio, su 4.664 pazienti immunocompromessi, quelli che hanno ricevuto il trattamento con remdesivir (n=2.332) hanno avuto un rischio inferiore di riammissione ospedaliera sia a 30 che a 60 giorni. I risultati hanno dimostrato la riduzione del 16% dei tassi di riammissione a 60 giorni nei pazienti trattati con remdesivir durante l'ondata sostenuta dalla variante Delta (HR:0,84, 95% CI:0,71-0,96; p<0,01) e del 13% durante l'ondata sostenuta dalla variante Omicron (HR:0,87, 95% CI:0,81-0,93; p<0,01) rispetto ai controlli abbinati (n=2.332).

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